21 agosto 2006

Ippocrate

"Non ho più voglia di fare il medico".
Pensi stia scherzando. E gli piace scherzare.
Qualche minuto fa' il ragazzo sulla poltrona accanto è appena svenuto. "Non ti preoccupare, sta recitando", dice lui.
Osservi i medici e i neodottori che piombano velocemente sul ragazzo, cercano di svegliarlo, gli danno qualche schiaffo, lo prendono per le braccia. Il ragazzo apre gli occhi, intontito.
E lui, ai colleghi: "Ehi! Dovete sorridere!".
Ti sarai seduto, su poltrone come quelle, decine di volte, non le conti più. Una volta eri anche nella lunga lista dei premiati ma ti sei scordato d'andare a ritirare la tua medaglia, la domenica mattina. Dopo oltre due anni di latitanza, a luglio ti hanno supplicato telefonicamente di tornare da loro. L'estate, si sa, è periodo d'incidenti e il sangue scorre a litri.
Decine di volte. Non lo vuoi ammettere ma l'ago ti fa sempre un po' paura, anche quello minuscolo che una dottoressa, prima di farti stendere sulla poltrona reclinata, ha usato per la puntura al dito. "Qual è il dito che usa di meno?". E tu, come un'idiota: "Non mi faccia diventare malizioso...". Meno male, ha sorriso, forse non solo per educazione.
Ora lui è di nuovo vicino e ti bombarda di domande, ti prende in giro e stai al gioco.
"Fai il consulente, sviluppi le risorse umane, e che vuol dire?? Se non apri e chiudi quella mano, apri, chiudi, apri, chiudi. Ma che schifo di vene hai? Ecco perchè non sei più venuto qui!".
Intanto un'altra giovane dottoressa, assistita da quella del dito, tasta il braccio destro, pare che una vena faccia meno schifo delle altre.
"Hai paura, eh? Girati da questa parte, non guardarla che' lei ti fa male".
Ma non riesci a distogliere lo sguardo. Fai un respiro lungo e vedi l'ago entrare, lentamente.
Non lo hai sentito, sospiri di sollievo senza darlo troppo a vedere e, rivolto alla giovane dottoressa: "No, è stata bravissima. Complimenti... Ma lei non arrossisce, arrossisco io allora".
Continui ad aprire e chiudere con ritmo regolare la mano destra, ti hanno insegnato che è il modo più facile per accorciare i tempi di permanenza dell'ago nel braccio.
"Senti, ho un amico spagnolo che non sa una parola d'italiano e vuole venire a lavorare qui, gli puoi dare una mano?".
Gli dai la tua disponibilità.
"Non ho più voglia di fare il medico, voglio aprire un ristorante in Spagna".
I tuoi occhi si spalancano: "Hai bisogno di un socio, eccomi qua", mentre la tua sacca si è finalmente riempita.
Respiro lungo, anche l'ago è andato. Il ragazzo a fianco si è ripreso ma non può ancora alzarsi, è il protocollo.
"Scambiamoci gli indirizzi", dice allontanandosi verso altre poltrone.
Ti alzi, controlli d'avere ancora in tasca le monetine per la colazione, che ti viene gentilmente offerta.
Scrivi la tua mail e il tuo numero di cellulare. "Ecco il mio numero, aspetto una birra. Signore e signori vi saluto, buona giornata a tutti".
Prendi le tue cose, fai un gesto al ragazzo che vorrebbe alzarsi e te ne vai.
Pensi tra te e te se chiamerà davvero.
Nel pomeriggio il telefono squilla, non compare il numero del chiamante.
"Sono il medico dell'Avis".
La lista delle birre di settembre si allunga.

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