Mario è l'amico che tutti vogliamo.
Mamma mi dice che sono prepotente, che voglio sempre averla vinta. Una mattina ho anche fatto piangere una bambina mentre eravamo in cortile. Per farci fare la pace mamma ci ha fatto le patatine fritte e ce le ha portate. La bambina ha smesso di piangere e io mi sono sentito meglio.
Mario non piange mai, Mario non parla mai. Neanche io parlo tanto con lui, ci capiamo senza parlare. Con lui non penso a vincere, gioco e basta. E a lui piace giocare con me.
Io e Mario giochiamo quasi sempre sul divano e la radio ci fa compagnia. Spesso ci fa compagnia anche mamma, lei ci guarda dal tavolo mentre prepara pranzo.
Il tavolo e il divano stanno nel retrobottega, si chiama così. Non passo le giornate a casa ma nel negozio dei miei genitori. Papà e mamma fanno materassi, papà carda la lana, si dice così, e mamma cuce le fodere. Quando entrano i clienti in negozio suona un campanello e lei lascia le sue faccende al tavolo e va a parlare con loro. Io e Mario la aspettiamo e giochiamo.
A volte io e Mario restiamo soli, perchè mamma e papà vanno a fare le commissioni. Quando suona il campanello lascio Mario e vado a vedere chi è entrato in negozio e mi faccio lasciare il suo nome e il numero del telefono.
Mario rimane ad ascoltare la radio.
A noi due piace ascoltare la radio. Ci piace la musica che c'è nelle discoteche, è allegra. Dicono che c'è nelle discoteche in America, a New York. Ho letto di una discoteca che si chiama Studio 54, è famosa. Mi piace quella musica, c'è un gruppo, non so scrivere il nome, è americano. Ho sentito che in italiano dentro il nome ci sono la terra, il vento e il fuoco.
Mi piace anche ascoltare Alto Gradimento, si chiama così. Mi fa ridere, c'è uno che dice li pecuri e io rido tanto quando lo ascolto e vado a prendere una pecorella di gomma e la metto davanti alla radio.
Oggi stiamo giocando sul divano con una scavatrice di plastica arancione, quella che mi piace più di tutti gli altri giochi.
La radio è accesa.
Deve essere successo qualcosa d'importante, dicono che interrompono le trasmissioni e c'è il radio giornale.
Un uomo dice la notizia. Si, è successo qualcosa di importante, ho sentito tante volte quel nome.
Mi alzo, apro la porta del retrobottega e corro in cortile per andare da mio papà, nel magazzino pieno di polvere.
"Papà! Papà! E' morto Mao Tse Tung!".
9 settembre 1976
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