Torino, metropolitana.
Lui è magro, una giacca a quadretti nasconde le spalle incurvate dai tanti anni, ha il naso lievemente adunco, gli occhi chiari e sorride gentile. Cammina a fatica, appoggiandosi a un treppiede con rotelle.
Lei è seduta al suo fianco, i capelli bianchi ordinati, la pelle liscia che lascia vedere solo qualche ruga intorno agli occhi, sta dritta, senza appoggiarsi allo schienale e con le mani sulle ginocchia.
L'altoparlante scandisce con regolarità il susseguirsi delle fermate.
"Ma tu non devi scendere a Montegrappa?", chiede lei con voce tenue.
"Oh no no!!", ride lui, "Ti porto fino a destinazione!".
"Allora grazie...".
E, sorridendo appena, osserva i lenti preparativi del suo cavaliere.
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