Il fatto è noto: in una scuola media di Palermo un ragazzino di 12 anni insulta un suo compagno dandogli del gay e gli impedisce d'entrare nel bagno dei ragazzi. L'insegnante lo punisce, obbligandolo a scrivere 100 volte "sono un deficiente".
Il padre del bullo dodicenne, quanto meno per ignoranza e malinteso senso dell'onore, invece d'approvare l'operato dell'insegnante decide di denunciarla per "abuso di mezzi di correzione".
Sul padre e il figlio s'è detto di tutto.
La prima cosa che ho pensato, leggendo la notizia, è stata: "se io avessi fatto una qualunque stronzata di questo tipo... non solo mio padre mi avrebbe osservato scrivere che ero un deficiente... no... mi avrebbe anche fatto volare in orbita a forza di calci in culo!!..."; e ho pure pensato che io avrei fatto la stessa cosa, non prima d'essermi messo a piangere per aver tirato su un figlio tanto idiota...
A parte padre e figlio, anche senza essere degli esperti di questioni giuridiche, è evidente che qui entrano in ballo due figure che un certo ruolo nella vicenda lo hanno avuto: l'avvocato del padre, Mario Violante, e il pubblico ministero, il Dott. Ambrogio Cartosio.
Il primo, stretto dalle richieste del padre, e forse pensando d'ottenere un po' di gloria, ha deciso la costituzione di parte civile, chiedendo ben 25 mila euro di danni; il secondo, esce ancora più malconcio da questa storia: come si fa a chiedere due mesi per "abuso di mezzi di correzione"? Bisogna proprio essere dei sofisti...
L'insegnante avrà anche esagerato (e io non lo credo) ma... Dott. Cartosio, non l'è venuto in mente d'archiviare?
tag: bullismo, gay, scuola, giustizia
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