Il petrolio c'è, ma non è così tanto; il gas pure, e le sue riserve sembrano notevoli.
Ma il Myanmar, beato lui, non rischia alcuna guerra per la democrazia, nonostante Condoleeza lo avesse messo sul piano di Cuba e Corea del Nord.
I militari al potere nell'ex Birmania possono stare tranquilli.
Basta prendere una bel mappamondo per rendersene conto: il Myanmar è una "provincia" cinese, il vero sbocco all'Oceano Indiano per evitare lo Stretto di Malacca.
E infatti il Myanmar beneficia degli aiuti economici e militari cinesi, in cambio del libero sfruttamento del suo territorio.
Per cui, cari monaci buddisti birmani, continuate a manifestare contro la repressione: qualche sanzione economica al vostro governo, prima o poi, arriverà.
Noi, intanto, possiamo tornare a occuparci delle liste civiche a Garlasco, in vista del derby della Mole.
Sotto lo sguardo rassicurante che arriva dal poster di Aung San Suu Kyi.
tag: myanmar, cina, democrazia, repressione, aung san suu kyi, monaci buddisti
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