L'impari lotta contro l'eterno ritorno
Teneva le cose più vecchie. Non solo le sue, ma anche quelle di altri.
Il sabato mattina mi portava al mercato delle pulci di Porta Palazzo, il Balon. Giravamo per le bancarelle alla ricerca di qualche cianfrusaglia e, sistematicamente, lui tornava a casa con una vecchia agenda appartenuta a chissà chi o con un calendario di trent'anni prima.
Mio padre.
Ne ho prese di cose da lui, ma col passato non vado tanto d'accordo.
Sempre proiettato verso un punto che non vedo, alla ricerca di un viaggio che non termini mai, non riesco proprio a girare la testa indietro, anche quando serbo il rancore più aggressivo verso chi mi ha fatto un torto.
Un po' ingenuamente, a volte, fingo di potermi liberare totalmente del passato, cancellando dallo spazio in cui vivo ogni traccia che possa ricordarmelo. Non butto i piatti fuori dalla finestra a capodanno, ma poco ci manca. E' il tappeto per la mia polvere.
I pomodori stasera erano dolcissimi, la mia insalata sarebbe stata perfetta.
Se nella mia ossessione per la cancellazione non avessi buttato anche il barattolo con l'origano.
tag: passato, tempo
non sarà che invece conservi tutto in quel freezer?
RispondiEliminaFinalmente due righe!
RispondiEliminaInvece di mandare tutti quegli SMS vuoti...
:-)
unatantum:
RispondiEliminavero.
ed è proprio come il mio freezer di casa, un unico blocco di ghiaccio nel quale non puoi più cacciar mano
A(nonimo... de noantri):
RispondiEliminac'hai ragione, caro.
colpa di quella maledetta tastiera del telefonino che si blocca in automatico solo quando la lasci sulla schermata principale...
vabbè!