Lui non direbbe le parolacce.
Gli piacerebbe spalare la neve mentre piove a dirotto. Perché la neve diventerebbe più pesante e Lui potrebbe faticare di più.
Non vedrebbe l'ora d'addobbare l'albero, dopo aver non solo dipanato la matassa delle luci, ma anche dopo averle riparate con perizia chirurgica (perché costeranno pure un'inezia le luci dei cinesi, ma l'interruttore multi funzione, al suo interno, è saldato in ogni angolo e se un filo, per mala ventura, decide di rompersi...).
Gli piacerebbe spalare la neve mentre piove a dirotto. Perché la neve diventerebbe più pesante e Lui potrebbe faticare di più.
Non vedrebbe l'ora d'addobbare l'albero, dopo aver non solo dipanato la matassa delle luci, ma anche dopo averle riparate con perizia chirurgica (perché costeranno pure un'inezia le luci dei cinesi, ma l'interruttore multi funzione, al suo interno, è saldato in ogni angolo e se un filo, per mala ventura, decide di rompersi...).
Lui, adesso, non sentirebbe i morsi della fame, perché non avendo famiglia, e tanto meno una famiglia meridionale, non dovrebbe aspettare l'ora dei lupi per cenare.
E poi non potrebbe nemmeno cenare tardi, Lui, perché lo aspetterebbero le renne, e i camini e i bambini di mezzo mondo,
Ma io non sono Lui.
Le dico, le parolacce. E ne creo sempre di nuove, ché di ragioni non me ne mancano di certo.
Poi, però, vedo gli occhi di mio nipote. Sale su nella mia camera e con voce dolce mi avverte che tra un po' la cena sarà pronta, la tavola è già stata apparecchiata. Ha in testa un berretto rosso col pon-pon bianco.
So già come andrà finire.
Starò muto, e non solo per non dire le parolacce. Forse un po' bofonchierò.
Ma, alla fine, andrò a rovistare nell'armadio, e indosserò il mio vestito di panno rosso.
Ancora qualche anno e non servirà nemmeno più la barba bianca.