Sapevo che sarebbe finita così: non solo bevo molto più caffè che in Italia, ma ne sono quasi dipendente. "Si, vabbé, ma quella è brodaglia". Non scherziamo, per favore, non scherziamo. Forse da Mc Donald's, certo non nelle caffetterie. E pure in alcuni Starbucks puoi trovare miscele dall'aroma intenso e dal gusto forte. Il fatto è che qui, è risaputo, il caffè si beve a tutte le ore del giorno, potendo accompagnare pressoché qualsiasi piatto.
E se nei "diner", dove ti servono porzioni capaci di sfamare due persone alla volta, i camerieri provvedono a rabboccare la tua tazza appena si accorgono che è mezza vuota, nelle catene la differenza di appena mezzo dollaro ti convince spesso a comprare il bicchiere più grande, anche se, ovviamente, non ne senti il benché minimo bisogno. A casa, poi, ci metti un nulla ad abituarti all'idea di una tazza di caffè caldo e a fine giornata nemmeno tieni più il conto di quante ne hai bevute. Solo i cubani, almeno a Miami, hanno abitudini diverse. Se per tutto il resto hanno adottato in pieno lo stile di vita americano (diventando spesso più realisti del Re), con il caffè fanno eccezione: pochissimo caffè e molto zucchero, tutto impastato in un minuscolo bicchiere. Imbevibile.
Nulla di nuovo nel dire che negli States tutto è più grande. Sulla I-95, l'autostrada principale della Greater Miami, che la taglia in due da Nord a Sud, per lunghi tratti le corsie sono sei, e fa impressione vedere le 500, le Smart o le Suzuki a fianco di giganteschi truck, parenti poveri dell'odioso Hummer (sebbene l'antipatia venga smorzata dal vederlo in spazi tanto immensi, per cui anche lui sembra un verme). Sulle stesse autostrade, gli autotreni sembrano almeno un terzo più lunghi di quelli europei. E sono lunghissimi pure gli scuolabus, che in Italia sono quasi più merce da paesini di montagna o borgate di mare che non da metropoli.
Per i grattacieli servirebbe un capitolo a parte, perché sembrano quasi un paradosso in un territorio tanto vasto. Ma è altrettanto logico che se vuoi concentrare in poco spazio certe funzioni economiche, come qui è stato fatto a Brickell, non puoi che andare in altezza (e lascia perdere i discorsi sull'efficienza energetica, ché qui ti fanno il contropelo, e sulla radio pubblica i commentatori ambientalisti ti spiegano che devi convincere la gente a usare i mezzi pubblici, che le metropolitane energivore hanno senso solo in città come New York e che con una media di 10 persone trasportate per autobus si consuma meno energia a fare il pendolare con la propria macchina). La particolarità, a Miami, è che per portare i turisti mondiali e i ricchi investitori sudamericani in riva al mare, l'unica soluzione era costruire mostruosi condomini, altissimi, dei veri e propri grattacieli, capaci di inghiottire intere aree della storica città sulla terraferma e di quella, indipendente, che si affaccia sull'Oceano. E si, perché Miami sta a Miami Beach come Grosseto sta a Marina di Grosseto.
Nei supermercati, soprattutto in quelli generalisti, come Target o il famigerato Walmart, non ti sorprende tanto il fatto che non sempre vedi dove finiscano le corsie, bensì la varietà di prodotti sugli scaffali e la dimensione delle confezioni di latte: la media è di due litri. Ma anche in questo caso, lo puoi immaginare, perché hai visto la stessa scena mille volte nella Famiglia Bradford (che ovviamente era numerosa come una vecchia famiglia calabrese d'inizio Novecento). Quello che non puoi immaginare è che il tubetto del dentifricio è poco più piccolo di un manganello (e credo che le immagini dei cortei in Italia abbiano influenzato, almeno per oggi, la mia fantasia).
Quando pensi che la loro unità di misura è il miglio, cioè un chilometro e sei, non ti puoi stupire che ti dicano che sono stati "vicino Milano, a Portofino". O forse, come dice il mio arguto amico di Piombino, i milanesi sono davvero convinti che Portofino sia una loro periferia.
Le 2.58 AM. Ore piccole, almeno loro.
TooMuchCoffeeMan, il mio eroe dei fumetti, sarebbe già crollato da un pezzo.
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