Era nato ad Atlanta, il 15 gennaio del 1929. Dopo anni di resistenze, soprattutto in Arizona e North Carolina, adesso è festeggiato ufficialmente in tutti gli Stati Uniti. Il terzo lunedì di gennaio, ogni anno, anche Wall Street si ferma e salta un giro: si celebra il Martin Luther King, Jr. Day, per ricordare quello che è stato il più importante attivista per il riconoscimento dei Diritti Civili della popolazione afro-americana. Ma oggi il MLK Day coincide con l'Inauguration Day, festa nazionale pure questa. Ogni quattro anni, e sempre il 20 gennaio, il nuovo Presidente degli Stati Uniti presta giuramento davanti gli americani e pronuncia il discorso di insediamento.
Il viaggio è ancora incompleto, ha detto Obama, è il momento di agire, non possiamo permetterci altri ritardi e dobbiamo ricordarci le lezioni del nostro passato, gli anni bui della povertà. Un viaggio incompleto, ha ripetuto Obama, fino a quando i fratelli e le sorelle gay non avranno uguale trattamento davanti alla legge. Lincoln, al suo secondo mandato, era stato diretto e conciso come ti aspetti che lo siano sempre gli americani: 173 parole, il discorso inaugurale più breve della storia di questo Paese, l'idea che la guerra tra il Nord e il Sud fosse il prezzo da pagare per aver offeso Dio con la schiavitù della gente di colore.
A Washington il giuramento odierno ha lasciato un mare di rifiuti e una visione ancora più liberale per l'America del futuro. Adesso l'America è ansiosa di vedere come verranno tradotte in concreto le parole uguaglianza ed opportunità.
Un'ora alla fine di questa giornata di festa. Immagino che il Presidente si sia addormentato davanti al televisore. A metà gara, nella sua Chicago, i Bulls sono sopra di sette punti con i Lakers. Mike D'Antoni ha urlato in tutti i modi ai suoi di difendere. Vorrei imprecare anch'io, ma come si fa contro uno che si chiama World Peace?
Remembering MLK.
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