18 febbraio 2013

DIARIO MINIMO DA NEW YORK - 3 - Antipasto

Sam si è da poco laureato in informatica forense, e ci racconta che qui ci sono anche case da sei milioni di dollari, soprattutto lungo la baia. Ritchie, il padre, sgrana gli occhi quando sente che ancora per qualche settimana alloggeremo a Crown Heights. Ci racconta che appena arrivato a New York dalla Jugoslavia, Crown Heights è stato il primo quartiere dove ha vissuto, per circa due anni. E dopo poco giorni, il quartiere era già sulle pagine dei giornali, per un duplice omicidio nella metropolitana. Posto controverso, Crown Heights, dove ancora oggi la divisione tra gli isolati dove abita la comunità ebraica e quelli dove abitano gli afro-americani è netta, anche se la contrapposizione non è più quella drammatica e violenta dei primi anni '90. Adesso, però, Ritchie e la sua famiglia abitano a Bay Ridge.
Paul è appena andato a comprare la pizza per sua madre. Ci informa che siamo fortunati: nel palazzo, al primo piano, c'è un altro bambino piccolo, lo incontreremo quando ci trasferiremo qui. Paul avrà circa quarant'anni, vive a Bay Ridge da sempre, e l'ha visto trasformarsi. Lo dice col sorriso triste e il tono di chi non è proprio contentissimo, ma tant'è.

Siamo nell'area del quartiere più vicina a Sunset Park, divisi solo dalla Gowanus Expressway che scende verso il ponte di Verrazzano. Chiusa da due autostrade che disegnano la forma di un plettro per chitarra, Bay Ridge è un'enclave di Brooklyn, una delle tante città nella città. Nell'800 la stessa Brooklyn era una città a se stante rispetto a New York, non solo uno dei cinque distretti che ora la compongono. Poi, nel 1898, l'unione con New York City, quello che qualcuno ancora considera sia stato un errore. Ma pur perdendo il suo status di città, per le Poste, la toponomastica e per tutte le attività economiche, Brooklyn ha mantenuto la sua importanza e la sua autonomia: tutti gli indirizzi recano la dicitura Brooklyn. E anche qui abbiamo la Quinta Strada, mica c'è solo quella di Manhattan. Parte da Flatbush Avenue, proprio davanti alla nuova casa dei Nets (la squadra di basket che sino allo scorso anno giocava nel New Jersey), e scende attraverso Park Slope, Greenwood e Sunset Park per finire proprio a Bay Ridge.
Nella mappa della "gentrificazione" di Brooklyn (cioè di quel processo che riqualifica pezzi di città, ma i cui prezzi delle abitazioni li rendono ora inarrivabili per chi ci ha abitato da sempre), Bay Ridge non c'è ancora. Considerata una delle poche aree dal costo non proibitivo a New York, a trenta minuti di metropolitana da Times Square, questo quartiere è casa per intere generazioni di italiani e irlandesi. Lo è stato anche per gli scandinavi, almeno per qualche tempo e qualche piccola testimonianza ancora c'è. Ma adesso è sempre più evidente la presenza degli immigrati d'origine araba, con negozi e piccole moschee. A Bay Ridge non è difficile trovare un ristorante yemenita, e anche questo è un cambiamento radicale, per un quartiere conservatore e tra i pochissimi in città dove i repubblicani fanno il pieno di voti.
Seguiamo il consiglio di Paul. Non sappiamo ancora se "Gino's Restaurant" sia il miglior ristorante italiano della zona, ma sicuramente la parmigiana è da urlo, e così pure la "pasta e fasuli", come la chiama il nostro cameriere. Alle pareti, immancabili foto ricordo del personale con gli attori dei "Sopranos". Dopo qualche mese in America ancora non ho imparato che quaggiù le porzioni dei piatti sono enormi e che, come spiega mia moglie, gli antipasti sono in genere piatti da condividere. A maggior ragione in una roccaforte della cucina italo-americana. L'abbondante e deliziosa frittura di calamari da "Gino's" è un antipasto ed è servito con la "marinara sauce", la salsa di pomodoro. Ovvia e immancabile pure lei.

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