27 marzo 2013

Jerusalem [ NYC #1 ]


Sta seduto su una poltrona e mi osserva senza dire parola. Ho appena chiuso la porta e pronunciato il saluto d'ordinanza da queste parti: "Hi, how you doing". Niente: braccia conserte, muto, immobile. Prima d'entrare, avevo il sospetto che non sarei stato il benvenuto. Lo stesso sospetto, a dire il vero, ce l'avevo anche a Crown Heights, quando passando davanti ai barbieri afro-americani immaginavo che non avrebbero grad... capito un cliente bianco, ecco. Per questo avevo resistito alla tentazione di varcare la soglia di uno di quei tanti negozi su Nostrand Avenue.
Spiego che sono lì perché vorrei tagliarmi i capelli e lui, come se fossi un matto: "vuoi tagliarti i capelli?". Mi indica la poltrona nera e, mentre io mi siedo, lui prende il telecomando e cambia il canale del televisore.
"Non ho richieste particolari, li vorrei solo corti", dico io, fingendo una nonchalance che è davvero l'ultima delle cose che provo in questa situazione surreale. Mi chiede se il taglio a tre va bene e quale sia il mio sport preferito.
O rompiamo il ghiaccio adesso o mai più.
"Beh, sai, venendo dall'Italia... mi piace il calcio".
È fatta, il Muro è caduto.
"Ah, Italia! Dove?".
Il fiume scorre e non lo fermiamo più. Si, la Juventus è la squadra più famosa di Torino, ma io tifo per la squadra che porta lo stesso nome della città. Sono in America da quasi cinque mesi, ma quattro li ho passati a Miami, perché mia moglie è nata lì, anche se io e lei ci siamo incontrati a Torino e a Torino è nato nostro figlio.

Mi indica una fila di fotografie su un muro. "Le vedi?". Inizia a puntarle, una ad una. "Questa è Miami. Questa è Jacksonville". Ah, laggiù vive mio cognato. "Questa è San Augustine. Questa è Kissimmee. Questa è Orlando". Oh, Kissimmee, ci sono stato vent'anni fa, quando con il mio amico Davide eravamo ospiti di un ragazzo egiziano a Orlando. "Questa è Tallahassee, la capitale della Florida. E questa è Tampa".Joseph è palestinese, di Gerusalemme. Da vent'anni negli Stati Uniti, ha sempre vissuto a New York. "Questo è il Paese della Libertà. L'Italia? Bella, sono stato a Roma, bellissima. E sono stato in altri paesi in Europa. Ma l'America è il posto migliore per vivere e la vita a New York è facile. Sono stato in 29 dei 50 Stati americani. Ma, Fratello Denis, l'America è New York. Benvenuto! Qua non ti puoi sentire straniero". Ha ragione, Joseph. E non mi sento straniero nemmeno quando le uniche persone che entrano nel suo negozio parlano in arabo.
Sullo schermo ci sono le immagini di Spagna-Francia e Joseph mi offre un Tootsie Roll, una barretta di cioccolato e qualcos'altro che sembra mou. Non so se cacciarmi le mani in gola o lasciare che rimanga attaccata ai denti per il resto della serata. E poi, con la bocca impastata, magari la mia pronuncia di "that" e "those" è anche migliore, vai a sapere.
"Sei qui a Bay Ridge? Ah, bene. Ah, sulla strada qui dietro, sei vicino. Si sta bene qui, ci sono tanti arabi, Bay Ridge è araba". Un po' esagera. Ma in quest'area del quartiere, risalendo la Quinta Avenue verso nord, dopo Bay Ridge Parkway si vedono solo insegne arabe sui negozi, resiste un pub irlandese e poco altro.
"Ho sei figli, quattro maschi e due femmine". Accidenti, non ricordo il numero dei nipoti. Ma sono quasi certo che abbia detto venti."Tre dei miei figli sono professori all'Università, uno vive a San Francisco. Sono un conservatore. In Medio Oriente non conosciamo il divorzio, le coppie non sono in crisi come qui. A parte i baci di mamma e papà, il primo bacio che i miei figli hanno dato è stato il giorno del matrimonio". Proprio non ci riesco ad immaginarmi casti e puri questi ragazzi cresciuti in America. Ma perché mai dovrei, io, insinuare un dubbio a questo vecchio e appassionato idealista?".
Segui il basket? Per che squadra tifi?". Provo a spiegargli che, da bambino, in Italia trasmettevano le partite della NBA, e così sono diventato tifoso dei Los Angeles Lakers. "Fratello Denis, non puoi! Sei a New York, adesso, devi tifare per una squadra locale". In effetti, nonostante il bianco e nero proprio non mi attirino, inizio a simpatizzare per i Nets, la squadra di Brooklyn. "Beh, così è meglio. Io tifo per i Knicks, la squadra più vecchia, i Nets sono arrivati qui da poco. Credi che Miami raggiungerà il record di 33 partite vinte di fila?". Da tifoso dei Lakers, la squadra che detiene il record, dovrei rispondere: certo che no. Invece gli dico che lo batteranno. "No! Che dici! Devono ancora incontrare gli Spurs". Vero, gli Spurs sono forti pure loro. "Ma, soprattutto... Gli Heat devono giocare contro i Knicks!". Ok, è evidente, New York batterà Miami, e non voglio fargli crollare nemmeno questa illusione.
Prima di salutarci, mi da un altro Tootsie Roll. "È per tua moglie".
Joseph, saranno almeno tre settimane che ho visto l'insegna del tuo negozio, Jerusalem, e mi sono ripromesso di venirmi a tagliare i capelli qui da te. Io ho uno zio che fino a poco tempo fa faceva il barbiere. Appena ho visto questo negozio, ho capito che era il mio posto.
"Fratello Denis, è la tua anima che ti ha portato qui. E forse è la mia anima che ha attirato la tua anima".
Fra qualche giorno andrò in Italia, ma al mio rientro tornerò a trovarti.
A presto, Fratello Joseph.

2 commenti:

  1. Che bel pezzo! Amo farmi tagliare i capelli ad Istanbul, hanno un servizio che sembra quello che si faceva da noi tanti anni fa.

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    1. Grazie, Livio! Hai ragione, con certi barbieri fai un viaggio nel tempo. Mi fai venir voglia d'andare a Istanbul. Ci sono stato una volta sola, nel '91, e per soli tre giorni. Niente barbiere, però. Solo pesce fritto al porto e rituale bagno turco. Adesso, devo assolutamente provare un barbiere.

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